L'articolo indaga i procedimenti argomentativi su cui Isocrate fonda la propria efficacia persuasiva, ponendo particolare attenzione all'uso degli exempla storici. A questo scopo, il Filippo offre un caso di studio interessante per individuare le indicazioni di tipo metaletterario con cui l'autore introduce e descrive il proprio ragionamento. L'analisi permette così di osservare le tracce di una consapevolezza teorica antecedente alla Retorica ad Alessandro e alla trattatistica aristotelica. Il confronto con Aristotele soprattutto consente di misurare la distanza tra i due autori nella concettualizzazione dei processi argomentativi e di definire in termini più appropriati la collocazione di Isocrate nella storia della retorica antica.
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